Massimo e Nathalie organizzano un intervista con Zana Briski.
Nel 1995 la fotografa Zana Briski si recò per la prima volta in India, spinta da un generico interesse verso la condizione femminile; tornatavi due anni dopo, 'scoprì' il quartiere a luci rosse di Calcutta, Sonagachi, e spinta dal puro intuito sentì qualcosa di particolare in quel luogo, fino a decidere di dividere le sue giornate, per un certo periodo di tempo, con le delle donne del bordello. Queste, giorno dopo giorno, diventano meno diffidenti e si abituano a dividere con lei la quotidianità delle giornate; l'unica differenza è che Zana può andare via quando vuole, loro no. Assieme alle donne vivono anche i loro figli, ragazzini per la maggior parte senza padre, rifiutati dalla società,per i quali seguire lo stesso tipo di vita sembra ineluttabile.
Grazie a Zana, però, nelle vite di alcuni di loro si verificano cambiamenti inimmaginabili: la fotografa, colpita dalla curiosità dei bimbi verso la sua macchina fotografica, decide di insegnare loro ad usarla ed improvvisa dei corsi di fotografia nel posto meno 'accademico' possibile, organizzando anche dei piccoli tour all'interno della città. Affascinata dalla creatività dei piccoli, pur non essendo ancora una regista decide di effettuare delle riprese ai suoi studenti, e quando il suo fidanzato, il documentarista Ross Kauffman, vede il risultato la raggiunge per continuare assieme le riprese.
Frutto di tutto questo lavoro è Born into Brothels, un insieme di riprese fatte ai bambini e al loro ambiente, inframmezzate dalle foto stesse che i piccoli fanno tra loro e all'esterno. Finiamo così per 'vedere' con i loro occhi il mondo che circonda Avigit, Gour, Puja, Tapasi, Kochi, Manik, Shanti, e Suchitra, ognuno con una visuale diversa, ma dall'insieme unitario e lontanissimo dallo sguardo 'viziato' di un adulto occidentale.
Sebbene non manchi qualche scena dura e a stento sostenibile, come quelle di bambini incatenati o che si sottintende abusati, la retorica è totalmente assente; Zana è una presenza che non pesa, lascia parlare gli altri mescolandosi perfettamente all'ambiente, grazie al suo dono di comunicare con uomini (e anche animali, dice lei) con naturalezza e amore. Il suo intento è proprio quello di mandare un messaggio d'amore, e fortunatamente anche dopo aver vinto l'Oscar 2005 numerosi sono stati i cuori che si sono mossi anche concretamente per aiutare l'organizzazione da lei fondata con Kauffmann, 'Kids with Cameras', nata inizialmente per far studiare i bambini, poi sviluppatasi ulteriormente in varie parti del mondo come Il Cairo, Haiti, Gerusalemme. Alcuni dei bambini, grazie alla fondazione, sono andati a studiare fuori, altri hanno scelto di rimanere lì dove sono nati: d'altronde, lo scopo dell'autrice non era quello di cambiare le loro vite a tutti i costi, ma di dare loro un aiuto, quello che lei si sentiva richiedere dall'inizio ma che non sapeva come concretizzare e che poi ha capito dover essere un aiuto a guardarsi attorno e a scegliere il proprio futuro, dando loro, contemporaneamente, la possibilità concreta di costruirselo.
Il messaggio insomma è di non rassegnarsi a tenere sotto controllo l'indignazione davanti alle ingiustizie, ma agire concretamente, e dimostrare come anche una sola persona può fare qualcosa, anzi molto, per gli altri.
La fotografia dunque è l'arte grazie alla quale avviene il riscatto dei bambini, i quali, già molto curiosi per natura, scoprono che possono esistere altri mondi possibili e recuperano un po' di speranza negata dalla società e dalle famiglie. E noi seguiamo il crescere del loro entusiasmo con tenerezza e commozione attraverso le immagini, ricche di talento inaspettato, scattate dai bambini stessi, mescolate con sapienza alle rapide riprese dai colori delle spezie, che creano un mondo magico anche grazie alle musiche ricche di ritmo e di suggestione. Un montaggio eccellente rappresenta l'elemento finale per farci percepire il sapore di una parte di Calcutta molto particolare, di cui si avverte il fascino pur senza cadere nella retorica del pittoresco. Di tutto si percepisce la forte umanità, tutto è dolorosamente vero, aspro e toccante, grazie alla curiosità dell'autrice che è identica a quella dei bambini, senza pregiudizi; una visione poetica e sensibile, aperta, innegabilmente 'femminile'.
ETRA ART E è un concetto che prende forma in un Art MAGAzine... Artisti, Teorici, Autori, Designer, Creativi, sono invitati a contribuire ad un'atmosfera che capovolge ogni volta il tema trattato.
INVIATECI I VOSTRI CONCETTI GRAFICI, PARLATECI DEI VOSTRI PROGETTI CREATIVI, SEGNALATECI GLI EVENTI CHE PIU' VI SEMBRANO INTERESSANTI E COINVOLGENTI.
La redazione di Etraarte ricerca collaboratori che hanno voglia come noi di partecipare, sviluppare ed arricchire con nuove idee, progetti questo giovane progetto editoriale.
In particolare siamo alla ricerca di gente attiva e spontanea da qualsiasi parte del mondo che abbia voglia di parlare, scrivere, creare nuovi contenuti che, con i più diversi linguaggi espressivi siano culturalmente validi a continuare un confronto tra chi crede che la creatività sia un mezzo per vivere meglio.

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domenica 7 gennaio 2007
progetto intervista con Zana Briski
Pubblicato da
nathalie
alle
18:14
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